PER I BOSCHI DI CARDANO | CASA DEL POPOLO RACCONTA…
Per i boschi di Cardano. Il presidente della Casa del Popolo ci racconta la sua camminata tra storia e natura.
“Consentito svolgere, in forma individuale, attività motoria in prossimità della propria abitazione, nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di mascherina. Consentito lo svolgimento di attività sportiva esclusivamente all’aperto ed in forma individuale.” – estratto del dPCM del 3 novembre 2020.
Quindi si va nei boschi di Cardano.
Novembre ’20 – Si arriva al Centro Sportivo comunale. Passando vicino alla area feste (visibilmente sconvolta da un intervento scellerato) si procede sul sentiero Cardano inoltrandosi tra i boschi dai colori autunnali. In prossimità di una curva ormai vicino ai rumori della superstrada si scorge un monumentale albero. Una farnia (Quercus robur, la quercia nostrana, in dialetto “Rugura”) dall’ampia circonferenza.
Ci vogliono tre persone adulte per abbracciarla (tronco del diametro di circa 1,5 metri). Uno dei suoi rami dal diametro di 50 cm circa è crollato al suolo e sul tronco vi è una bruciatura probabilmente causata da un fulmine. Speriamo che il trauma non danneggi tutta la veneranda pianta (l’età stimata è di oltre 200 anni visto le dimensioni del tronco). Per capirci… questa pianta era presente quando il nostro territorio faceva parte del Regno Lombardo-Veneto sotto Francesco II, Imperatore di Austria.
Dopo averla abbracciata proseguiamo sul sentiero dove vi sono i ruderi delle case dei soldati tedeschi. Lì vicino, costeggiando il muro di cinta del tennis club, si arriva a un ben un poco allegro bunker della seconda guerra mondiale. Arriviamo al piattello (trattoria “Tiro a Volo”) e ritorniamo verso il centro sportivo. Passiamo di nuovo davanti alla area festa, guardando ostentatamente dalla parte opposta per non vedere lo scempio, e, volendo camminare ancora, costeggiamo la pista di pattinaggio verso il ponte verde, corridoio faunistico e biologico detto Ponte del Gabibbo.
Dove si faceva Festa.
Scendendo dal ponte sulla destra c’è il bosco dove si faceva la Festa dell’Unità e dell’Avanti sino agli anni ’80 (il bosco è tuttora proprietà della nostra Coop. Casa del Popolo), come testimonia uno sparuto tavolo in pietra ricordo di un passato di festa e goliardia.
Continuando per il sentiero tra i boschi verso destra si finisce contro la rete dell’aeroporto nella zona demaniale, si gira a sinistra e si costeggiano i pozzi (4 e 5) che danno l’acqua a Cardano. La buona acqua di Cardano arriva per la massima parte da questa zona.
Si arriva alla ex-cava di Cardano (nella foto di copertina, dove si intravede Sua Maestà il Monte Rosa). Si risale a sinistra passando dalla casa della cava. Giunti in cima si può ammirare questa enorme depressione che si è recuperata naturalmente negli anni. Un immenso polmone verde che si frappone tra il paese e l’aeroporto.
In questo buco rinato si trova una lucertola rara, la volpe e forse il tasso. Indisturbati fanno il nido vari rapaci e, soprattutto, ci regala tanto ossigeno (aspetto essenziale essendo noi tra le zone più inquinate di Europa). Un’oasi ecologica che ha avuto e ha tuttora una storia travagliata (vedi le note a fondo pagina).
Continuiamo dritti sino a intravedere l’inizio di strada asfaltata in via al Campo, giriamo a sinistra e il sentiero ci conduce contro la recinzione del ristorante “il Buco del Mulo” (mai riaperto dopo il lockdown di marzo). Giriamo ancora a sinistra sino ad incontrare di nuovo il ponte del Gabibbo e da qui tornare al centro sportivo. Abbiamo fatto in tutto circa 8 km immersi nel verde dei boschi di Cardano pieni di natura, di storie e di tanti episodi ancora da approfondire.
Da fare e rifare. Consigliato.
Note sulla cava tra i boschi di Cardano:
Attiva sino al 1983 su una superficie di 114.000 mq e una profondità massima 40 mq.
Nel 1980 la relazione di un geologo rileva la pericolosità della cava rispetto ai pozzi comunali.
Nel 1985 vi è un progetto di ripresa dell’escavazione finalizzata al recupero con riempimento di inerti: il Comune e il Parco del Ticino esprimono parere negativo e la cava, seppur inattiva, rimane nel piano provinciale delle cave e un suo utilizzo futuro non è escluso.
Nel 2002 viene presentato un progetto per una pista di collaudo e Museo della Moto che coinvolge anche il perimetro della cava. Il Comune ed il Parco del Ticino esprimono parere negativo.
Nel 2007 l’intera area viene acquistata dall’Amministrazione comunale.
Nel 2010 è presentato un progetto per la realizzazione di un ostello con annesso centro visite nel Parco del Ticino [l’articolo di allora di VareseNews]. Da allora purtroppo altri problemi rimisero in discussione le priorità delle amministrazioni e la zona è rimasta ferma, dell’ostello non se ne parla più.
Alcune parti andrebbero messe in sicurezza e andrebbe fatta una rilevazione ambientale ma sarebbe bello pensare a un sentiero che la attraversa. La natura, infatti, ha fatto il suo corso per oltre trent’anni con pochissima presenza antropica continuando il suo recupero ambientale e, a dei profani come noi, sembra una piccola oasi ecologica da difendere, proteggere e valorizzare.
Il presidente della Casa del Popolo
Enrico Federico Franzioni
La Casa del Popolo racconta… articolo del 2020
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